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Il Castello Invisibile
“Il Castello Invisibile”

A tredici anni Kokoro trascorre le giornate nella sua stanza, affidando al brusio della televisione il compito di attutire i pensieri e i rumori della vita di fuori. Da quando le cose a scuola si sono fatte troppo difficili, e cosi che ha deciso di rispondere al disagio e al dolore. Scomparendo. Fino al giorno in cui una luce improvvisa dentro lo specchio la rapisce per trascinarla altrove: in un castello abitato da una strana Bambina e da sei ragazzi che come lei hanno smarrito qualcosa. L’innocenza dei sogni. Le istruzioni per vivere. Il coraggio che serve per accettare se stessi. Solo raccogliendo la sfida che la Bambina dalla faccia di lupo propone loro, Kokoro e gli altri potranno scoprire che cosa li ha portati fin lì. E ritrovare ognuno a suo modo la strada del mondo

“Il Castello Invisibile” di Mizuki Tsujimura è un romanzo che attraverso la fantasia, le fiabe e il mistero parla del bullismo scolastico e della salute mentale, temi molto presenti nella società giapponese e che vengono presi spesso sottogamba e si fa poco o nulla per intervenire. Ma non solo.

Parla anche dell’amicizia e della forza che essa può dare per superare le proprie paure e i propri problemi trovando il coraggio di parlarne confidansosi con chi ci sta accanto e ci vuole bene. Perchè chiedere aiuto non è una debolezza, non significa arrendersi, ma l’opposto. E i nostri sette protagonisti riusciranno a capire tutto ciò grazie al legame che si formerà tra loro mentre sono nel castello.

Ammetto che tutti i misteri riguardo alla bambini lupo e il legame che c’è tra i vari personaggi se si fa molta attenzione sono facilmente risolvibili prima che lo scoprano i nostri protagonisti, ma sono molto originali e particolari. Mi è piaciuto molto come la scrittrice abbia legato il tutto alle fiabe con cui crescono i bambini. Libro che mi è piaciuto molto e che si divora.

Storia che ti consiglio se ti piacciono le atmosfere tipiche dei film d’animazione dello Studio Ghibli con un pizzico di oscurità, grigio e malinconia.

Hai letto questo romanzo? Come ti è sembrato?

La letteratura asiatica, insieme a quella fantasy, sono il mio pane quotidiano: le amo immensamente. Per questo ho pensato di fare un post in cui ti consiglio alcune autrici asiatiche. Non sarà nulla di super approfondito, anche perchè non ho le capacità e conoscenze necessarie per fare qualcosa di professionale. Ti dirò solo le mie impressioni :).

autrici: yu miriUna delle prime autrici che ti voglio consigliare e che non credo sia molto conosciuta in Italia è Yū Miri. Una donna giapponese di origine coreana che non si identifica in nessuna delle due nazionalità. A causa delle sue origini ha avuto un’infanzia difficile e travagliata. Più volte ha tentato il suicidio ed è questo che parla nei suoi romanzi: famiglie disastrate, bullismo, suicidio e la mancanza di appartenenza.

Ho letto tre suoi romanzi e per quanto mi siano piaciuti moltissimo tutti, quello che ti consiglio di più, oltre ad essere quello più facilmente reperibile, è “Il paese dei suicidi“. Romanzo che si divora e che fa riflettere sui problemi che avvolgono la società giapponese e non solo.

Altra autrice giapponese che ti consiglio è Mieko Kawakami. In Italia è uscito un solo romanzo – “Seni eautrici: Mieko Kawakami uova”- ma ad agosto esce un altro suo romanzo e io non vedo l’ora di poterlo leggere! La Kawakami con un solo romanzo è riuscita a conquistarmi. Con il suo stile elegante, ma diretto e schietto, mi ha tenuta incollata alle pagine. In “Seni e uova” parla della condizione della donna in Giappone. Di tutte le discriminazioni che una ragazza, una madre, una figlia, un’anziana subiscono per il semplice fatto di essere donne in una società prettamente maschilista e patriarcale.

Passiamo ora a un’atrice cinese Xiaolu Guo. Ammetto che di autrici: Xiaolu Guoletteratura cinese ho letto molto poco, ma quel poco che ho letto mi ha colpito molto. Xiaolu è una scrittrice e regista cinese che impregna le sue opere con i problemi che affliggono la società cinese. In “20 frammenti di gioventù vorace” parla del desiderio di modernità dove la gioventù fatica a trovare la propria identità e la propria strada. Una gioventù che non si lascia scoraggiare “affamata com’è di futuro”.

Ora ci spostiamo in Corea del sud. Le autrici sud coreane sono quelle che sicuramente ho letto di più.autrici: Bae Suah Per questo sceglierne solo due non è stato facile. Iniziamo con Bae Suah che è stata portata da poco in Italia, grazie alla Addeditore, con ” Notti invisibili, giorni sconosciuti”. Bae Suah può essere definita come la Murakami coreana. Storie al limite dell’assurdo e sovrannaturale scritte con uno stile elegante, fluido e sensibile che tengono incollati alle pagine.

“Notti invisibili, giorni sconosciuti” è ambientato durante una notte d’estate nella torrida Seoul, dove la finzione e la realtà si dissolvono per lasciare spazio a mondi dove tutto è possibile.

autrici: Cho Nam-jooAltra autrice che ti consiglio è Cho Nam-joo. Purtroppo in italiano non si trova nulla di questa autrice, ex sceneggiatrice televisiva, ma sia se sei pratico con l’inglese, sia se è la prima volta che ti cimenti nella lettura in inglese, “Kim Jiyoung, born 1982” è un romanzo che non puoi farti scappare.

Con la sua scrittura schietta e diretta, l’inglese è molto facile, Cho Nam-joo parla della condizione della donna in Corea del Sud. Ammetto che essendo appassionata di Corea molte cose le conoscevo già, ma alcune discriminazioni che vengono narrate – e che l’autrice, in quanto donna, ha subito sulla sua pella – mi hanno lasciata interdetta, fatto cadere le braccia e, lo ammetto, arrabbiare. Romanzo che tutti gli amanti del kpop, dei kdrama e della Corea in generale devono leggere, così capiscono che, purtroppo, la Corea del Sud non è il paese perfetto che si immaginano.

Queste sono alcune autrici che ti consiglio se sei appassionato alla letteratura asiatica o se ti vuoi avvicinare a questa letteratura. Sicuramente farò altri post dedicati a questa letteratura, alle autrici asiatiche, ma anche agli autori perchè ci sono un sacco di romanzi e autori validi in quel dell’Asia.

Hai letto qualcuno di queste autrici o di questi romanzi? Fammi sapere :).

Mone«Voglio morire». Mone è un’adolescente all’inizio delle scuole superiori. Dovrebbe essere una ragazza come tante, ma la sua vita sembra andare a rotoli e non ha nessuno su cui contare. Una famiglia solo in apparenza.
Il padre ha un’amante da anni e lei è l’ultima a scoprirne l’esistenza. La madre preferisce il fratello minore, Satoshi, e progetta di portarlo via con sé, lontano dalle radiazioni, lasciandola indietro. Un gruppo di amiche con cui ha un rapporto superficiale, di cui non sente di fare parte davvero. Il suo unico alleato è il cellulare che porta sempre con sé, grazie al quale può raggiungere il lato più oscuro di internet. Ciò che trova è un forum, una chat di morte dove individui di età e provenienza diverse, con le motivazioni più disparate, cercano dei compagni con cui togliersi la vita. Yodogawa, Namiki e Nana sono gli utenti anonimi che entrano a far parte del “Gruppo della fine”, i compagni che ha scelto per accompagnarla nel suo ultimo viaggio. Un cammino verso la morte che porterà Mone a entrare in contatto con aspetti di se stessa prima sconosciuti.

“Il paese dei suidici” di Yū Miri è un libro che parla principalmente della morte e del suicidio, ma non solo. Si ritrovano tutti i temi cari all’autrice: i rapporti famigliari, il bullismo scolastico, la solitudine, la critica alla società giapponese, la mancanza di appartenenza e l’inadeguatezza.
Temi che l’autrice ha provato sulla sua pelle in quanto figlia di coreani nata e cresciuta in Giappone e che fin da piccola ha avuto un’infanzia travagliata e subito discriminazioni per via delle sue origini.

Il suicidio e la morte accompagnano il lettore e la protagonista, Mone, per tutto il romanzo facendoci scoprire un suo aspetto che negli ultimi anni, purtroppo, si è molto diffuso in Giappone: il suicidio di gruppo. Esistono chat in cui le persone si mettono d’accordo per incontrarsi e uccidersi insieme, per farsi coraggio mentre si compie l’ultimo viaggio.

I libri di Yū Miri hanno sempre riferimenti autobiografici, infatti anche l’autrice ha provato più volte a suicidarsi e come Mone, si è sempre sentita inadeguata, senza appartenenza e ignorata dalla propria famiglia e il cui unico rifugio era la morte.

Un libro molto forte che tratta tematiche pesanti e fa riflettere, ma che la scrittura schietta, poetica ed elegante di Yū Miri rende dolorosamente stupendo.

“È un romanzo alla portata di tutti, perché i temi trattati dall’autrice non si limitano agli stretti confini del Giappone o della Corea, sono universali. Chiunque potrebbe trovarsi nella situazione di Mone, chiunque potrebbe sperimentare i sentimenti che descrive l’autrice. 自殺の国 è un romanzo internazionale.” Laura Solimando

Tu hai letto questo romanzo? Hai letto altri libri di questa autrice? Fammi sapere che sono curiosa :).

GattiIl protagonista della nostra storia di lavoro fa il postino, mette in comunicazione tutti gli altri ma accanto a sé non ha nessuno. La sua unica compagnia è un gatto, Cavolo, con cui divide un piccolo appartamento. I giorni passano pigri e tutti uguali, fin quando quello che sembrava un fastidioso mal di testa si trasforma nell’annuncio di una malattia incurabile. Come passare la settimana che gli resta da vivere? Riesce a stento a compilare la lista delle dieci cose da provare prima di morire… Non resta nulla da fare, se non disperarsi: ma ecco che ci mette lo zampino il Diavolo in persona. E come ogni diavolo che si rispetti, anche quello della nostra storia propone un patto. Un giorno di piú di vita in cambio di qualcosa…

 

“Se i gatti scomparissero dal mondo” è il primo libro di Kawamura Genki che viene pubblicato in Italia e che ho letto, ma quattro anni fa avevo visto il film “世界から猫が消えたなら” con Satoh Takeru (ti metto il link al post che avevo fatto: https://finedelmondo.altervista.org/if-cats-disappeared-from-world/) quindi sapevo già come sarebbero andate le vicende di questa storia, ma nonostante tutto mi sono commossa e non te lo nego, ho versato un po’ di lacrime.

Il protagonista è la classica persona che vive la vita senza aspettarsi nulla, che va avanti nella sua routine senza vivere per davvero. E anche quando gli viene detto che sta per morire e quando incontra il Diavolo, prende le cose, apparentemente, con tranquillità.
Le cose iniziano a cambiare man mano che il Diavolo fa scomparire oggetti, perchè il nostro protagonista inzia a capire quanto questi oggetti siano stati parte integrante della sua vita e quanto siano stati importanti nella sua vita. Però la paura di morire e di voler vivere prende sempre il sopravvento sulla ragione. Ma quando il Diavolo decide di far scomparire i gatti, le cose cambiano. Perchè i gatti sono tanto cari al protagonista. Perchè i gatti sono stati la salvezza per sua madre.

Ciò che faceva la differenza nella vita di una persona doveva troavarsi proprio lì, tra il mondo in cui era esistita e quello in cui non esisteva più.

“Se i gatti scomparissero dal mondo” è una fiaba moderna che vuol far riflettere su quanto gli oggeti e le cose più insignificanti, possono aver avuto un impatto significativo sulla nostra vita perchè ci hanno permesso di fare determintate cose, di incotrare determinate persone e quindi di essere diventate le persone che siamo ora. Ma anche di non avere rimpianti per quello che non si è fatto, per i progetti non realizzati o i viaggi non fatti.

[…] qualsiasi cosa o creatura a questo mondo esisteva per una ragione ben precisa e non vi era ragione altrettanto valida per cui avrebbe dovuto scomparire. Nessuna.

E’ un romanzo che ti consiglio e se riesci a trovarlo ti consiglio anche di vedere il film perchè è fatto molto bene e abbastanza fedele al libro. Sicuramente leggerò altro di questo autore giapponese (tra l’altro quest’anno la Einaudi pubblicherà un’altra sua opera: “Non dimenticare i fiori”). Tu leggerai “Se i gatti scomparissero dal mondo”? Se invece l’hai già letto cosa ne pensi?

postoKōbe. Durante una cena tra imprenditori e funzionari ministeriali, una cameriera si avvicina a uno dei commensali e gli sussur­ra qualcosa all’orecchio. C’è una chiama­ta per lui da Tokyo. L’uomo, Tsuneo Asai, si alza senza dare nell’occhio e raggiunge il telefono. Sua moglie Eiko, poco più che trentenne, è morta improvvisamente d’in­farto. Una notizia non del tutto inattesa, dal momento che Eiko era già da tempo mala­ta di cuore. Eppure le circostanze della sua morte, avvenuta in un quartiere un po’ fuo­ri mano di Tokyo, a due passi da un alber­go a ore, gettano un’ombra sulla sua figura timida e riservata, e sul suo passato. Cosa ci faceva lì? E chi doveva incontrare?
Questa storia è come una strada che parte leggermente in salita e si fa a ogni passo più ripida. Una strada piena di vicoli cie­chi, che sembra esistere solo nella psiche del protagonista.

Terzo romanzo di Matsumoto Seichō che leggo, ma primo che non ha come protagonisti poliziotti e commisari che risolvono il caso, ma una persona comune: Tsuneo Asai. Un funzionario del ministero dell’Agricoltura che, dopo l’improvvisa morte della moglie, inizia a indare su cosa sia successo realmente quel giorno perchè c’è qualcosa che non gli torna. Solo che più scava a fondo, più la voglia di scoprire la verità diventa ossessione e più la differenza tra investigatore e colpeve si fa sempre più labile e sottile.

Anche in “Un posto tranquillo” troviamo i temi cari a Matsumoto: la vendetta, l’ansia dell’essere scoperti che porta alla rovina e al declino dei personaggi e il timore degli scandali. Inoltre con questo romanzo Matsumoto vuole anche fare una critica alla società giapponese improntata sulla rigida gerarchia e il rispetto delle apparenze. Un noir avvincente che ti cattura e che ti tiene incollata alle pagine fino alla fine, con un finale che ha un pizzico di ironia.

Le cose casuali non hanno un obiettivo. E un gesto privo di obiettivo non lascia tracce nella coscienza di chi lo compie.

Se ti piacciono i gialli, con un tocco di noir, in stile Agatha Christie questo romanzo “Un posto tranquillo” è consigliatissimo. Ma devo dire che tutti i romanzi di questo autore giapponese sono consigliati :).
Se lo hai letto o lo leggerai, fammi sapere cosa ne pensi.

Kafka

Un ragazzo di quindici anni, maturo e determinato come un adulto, e un vecchio con l’ingenuità e il candore di un bambino, si allontanano dallo stesso quartiere di Tokyo diretti allo stesso luogo, Takamatsu, nel Sud del Giappone. Il ragazzo, che ha scelto come pseudonimo Kafka, è in fuga dal padre, uno scultore geniale e satanico, e dalla sua profezia, che riecheggia quella di Edipo. Il vecchio, Nakata, fugge invece dalla scena di un delitto sconvolgente nel quale è stato coinvolto contro la sua volontà. Abbandonata la sua vita tranquilla e fantastica, fatta di piccole abitudini quotidiane e rallegrata da animate conversazioni con i gatti, dei quali parla e capisce la lingua, parte per il Sud.
Nel corso del viaggio, Nakata scopre di essere chiamato a svolgere un compito, anche a prezzo della propria vita. Seguendo percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nella nebbia dell’incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino.

Ho deciso di rileggere il mio libro preferito di Haruki Murakami, “Kafka sulla spiaggia”, sia per rispolverarlo, sia per vedere se mi avrebbe stregata e fatta innamorare dello scrittore come la prima volta. E con mia immensa gioia è stato così. Sono tornata ancora una volta, in questo mondo surreale e pieno di misteri che non vengono spiegati, perchè spetta a noi lettori trovargli una spiegazione e un perchè. E ancora una volta mi sono innamorata dei personaggi con le loro stranezze e paure.

Ti lascio i miei pensieri su questo romanzo che avevo scritto la prima volta che l’ho letto, perchè stranamente sono rimasti gli stessi e anche i dubbi e le perplessità che mi erano venuti al tempo, sono rimasti immutati.

Devo ammettere che dopo aver letto i primi cinque/sei capitoli mi sono domandata “ma che razza di libro ho comprato??”, così…irreale, strano e pieno di enigmi, con dialoghi basati su concetti filosofici e surreali (che si susseguono per tutto il libro), ma poi mi ha catturato e resa partecipe del viaggio mentale che accompagna i protagonisti.
Andando avanti con la lettura si inizia a intravedere una spiegazione “irreale” che chiarisce fatti irreali e assurdi e come afferma Giorgio Amitrano (il traduttore): “Si legge Kafka sulla spiaggia come il suo autore deve averlo scritto: con la sensazione di entrare a occhi aperti in un sogno visionario e risonante di profezie, dove le scoperte e le rivelazioni si susseguono, ma il cuore più profondo resta segreto e inattingibile.”

Alla fine, onestamente alcuni personaggi e alcuni avvenimenti non li ho ben capiti come:
il ragazzo chiamato Corvo, io penso sia una specie di conscienza (?),tipo grillo parlante, di Tamura Kafka, ma non ne sono sicura o Johnnie Walker, che cerca di costruire un flauto per catturare le anime, sarà forse un’ emanazione del vero io del padre di Kafka? o cosa è realmente successo ai bambini quel 7 novembre 1944 dove Nakata ha perso i suoi ricordi e ha acquistato la capacità di parlare ai gatti?
Nonostante i tanti misteri resta un libro molto profondo che mi ha fatto capire che tutti gli uomini sono ” fragili individui esposti a tempeste di sabbia e a fulmini” (Giorgio Amitrano).

Romanzo che io consiglio sempre, anche se non so se come primo approccio a Murakami vada bene. O lo si ama alla follia o lo si odia. Però credo che sia uno di quei romanzi che va letto almeno una volta nella vita.

Leggerai “Kafka sulla spiaggia”? Se invece l’hai già letto, come l’hai trovato? Fammi sapere che sono curiosa :).

naveA Tokyo è la vigilia di Natale, e la città si è svuotata della consueta frenesia. Ad attraversare le sue strade, le stazioni della metro, i parchi, c’è un uomo che in quella giornata fredda e solitaria sembra aggirarsi senza meta immerso nelle sue riflessioni, come sospeso tra passato e futuro.
I suoi pensieri hanno la voce di un giovane Holden segnato dal trascorrere degli anni, che però non ha mai perso lo sguardo libero da pregiudizi e la lingua tagliente.

Mentre vaga, gli amori della sua vita rivivono nella sua mente, tre storie avute in momenti molto diversi, quando era un ragazzino in una scuola per bambini difficili, poi da studente all’università e infine nel piccolo ristorante di cui è stato il manager. Amori che sembrano segnati da un limite che è stato emotivo nella condivisione e nella comprensione reciproca, ma anche fisico, nell’incapacità dell’uomo di recarsi altrove, di lasciarsi Tokyo alle spalle, come se la città avesse un confine invalicabile, una barriera invisibile che sempre lo ha respinto.

In questi tre amori, in tre fughe fallite, si svela un’esistenza singolare che pare non risolversi mai in qualcosa di compiuto. «Non mi resta che oltrepassare il confine in segreto, come un clandestino. Stavolta devo farcela, è la mia ultima speranza». Proprio in quel giorno di Natale, il protagonista si prepara all’estremo e definitivo tentativo di abbandonare per sempre la metropoli, per offrire a se stesso e al proprio destino uno spazio nuovo.”

“Una lenta nave per la Cina – Murakami RMX” non è il primo romanzo che leggo di Furukawa Hideo – qualche anno fa ho letto “Tokyo Soundtrack”- e proprio per questo ero molto curiosa di vedere cosa avrebbe tirato fuori a questo giro. Inoltre quando ho scoperto che era un romanzo creato su un racconto scritto da Haruki Murakami la mia curiosità è creasciuta ancora di più.

Lo stile di scrittura è sempre stupendo, forse in alcuni punti può risultare eccessivamente vistoso (?), ma l’ho trovato molto visionario ed enigmatico ed altrettanto lo è la storia. Il protagonista ha delle idee bizzarre e non sempre condivisibili, ma non è male come personaggio e anche quelli secondari li ho trovati molto interessanti. Devo dire che “Una lenta nave per la Cina”, rispetto a “Tokyo soundtrack”, mi è piaciuto di più (“Tokyo soundtrack” resta un ottimo libro che ti consiglio comunque).

Tirando le somme “Una lenta nave per la Cina” è un romanzo che ti intrattiene, con una storia incalzante che ti porta a non volere mettere giù il libro per sapere come va a finire. Per me è stata una lettura molto interessante e particolare. Se ti vuoi approcciare a Hideo per la prima volta direi che questo libricino è perfetto. Gli altri due romanzi sono molto più “pesanti” e complessi (per “Belka” non posso parlare perchè non l’ho letto, ma visto di cosa tratta credo che questo valga anche per questo romanzo).

E tu conoscevi già Furukawa Hideo? Se hai letto (o leggerai) “Una lenta nave per la Cina” fammi sapere cosa ne pensi :).

confineNon sarai solo per sempre. Hajime ha dodici anni quando lo intuisce per la prima volta, stringendo la mano di Shimamoto, una compagna di classe, sola quanto lui. E’ in quell’istante che scopre che la somma di due solitudini, a volte, dà l’inatteso risultato di un amore più forte del tempo. Una storia di raffinata delicatezza, malinconica e romantica, uno dei romanzi più celebrati di Murakami, un distillato purissimo della sua poesia.

“A sud del confine, a ovest del sole” è uno di quei romanzi che rientrano nelle mie riletture che sto facendo in questo periodo. L’ho letto per la prima volta, ormai 6 anni fa e ho deciso di farlo rientrare tra le mie riletture, perchè non mi ricordavo nulla della storia!

E questo è strano, per me.E i motivi sono due: primo, Murakami è uno dei miei scrittori preferiti e delle sue opere mi ricordo tutto; secondo, quando si parla di libri, film, anime e serie tv io mi ricodo sempre a grandi linee la trama. Alcune cose non me le ricordo perfettamente e sono un pò annebbiate, come i nomi dei personaggi o alcuni eventi che accadono, ma la trama di base in generale me la ricordo. Con “A sud del confine, a ovest del sole” non è andata così. E anche mentre leggevo non mi tornava alla mente niente.
Quindi si può dire che sia stata quasi una nuova lettura, più che una rilettura (le sottilineature presenti nel libro, però stanno ad indicare che lo avevo letto al tempo U_U).

Credo, anzi sono abbastanza sicura, che questo sia l’unico libro di Murakami in cui non sopporto il protagonista maschile. Di solito mi piacciono sempre, ma a questo giro proprio non lo sopporto, ma sopratutto non riesco a capirlo.

Lo stile di scrittura è sempre elegante, magico e ti sembra di essere lì insieme ai personaggi, oltre ad avere delle frasi stupende e che fanno riflettere. Non manca il tocco di mistero che non viene spiegato e tocca a te lettore dare una propria interpretazione, tipico delle storie di Murakami, ma è forse uno dei suoi romanzi che mi è piaciuto meno.

Mi sembrava che quello non fosse il mio vero corpo, era un contenitore preso provvisoriamente in prestito da qualcuno.

Credo che la colpa sia proprio dovuta, come ti ho già accennato, al protagonista di questo romanzo e al non riuscire a capacitarmi del perchè si comporti in un determinato modo e dica determinate cose. In modo particolare, come si comporta verso sua moglie e le sue figlie. Dice che sono il suo mondo, che le ama e poi fa quello che fa! Proprio non riesco a digerirlo! E’ più forte di me. Io se fossi stata nella moglie, altro che farlo dormire sul divano. Un bel calcio in culo e fuori di casa immediatamente.

Anche il personaggio femminile di Shimamoto non mi ha fatto impazzire. Devo ammettere però, che era veramente interessante cercare di capire cosa passasse per la sua testa. Lo scopo principale di quello che voleva fare è abbastanza palese e prevedibile, ma il mistero che l’avvolge, la rende molto interessante e vorresti leggere di più su di lei.

A parte la questione protagonista, da prendere a sberle ogni tre per due, è un bel romanzo, ben scritto e che da spunti di riflessione interessanti. Se sei un amante di questo autore, devi assolutamente leggerlo. Invece se ti vuoi avvicinare a Murakami, ecco forse inziare con “A sud del confine, a ovest del sole” non è propriamente il massimo, punterei più su qualche sua altra opera.

Se hai letto questo romanzo, cosa ne pensi? Ti è piaciuto? Fammi sapere :).

uovaSeni e uova racconta i viaggi intimi di tre donne mentre affrontano costumi oppressivi, incertezze sulla strada da intraprendere per trovare il benessere e la possibilità di scegliere il proprio futuro liberamente.
Makiko va a Tōkyō alla ricerca di una clinica in cui possa mettere delle protesi al seno a prezzi accessibili. È accompagnata da sua figlia Midoriko, che non le parla da sei mesi, incapace di accettare i cambiamenti del suo corpo di adolescente e sconvolta dal desiderio della madre di modificare il proprio seno volontariamente.
Dieci anni dopo, Natsu, sorella minore di Mikiko e scrittrice affermata, ritorna nella sua Ōsaka. È ossessionata dall’idea di invecchiare da sola e inizia il percorso per diventare madre, in una clinica specializzata, e si scontra con i pregiudizi della società giapponese e i problemi legali e fisici legati alla fecondazione assistita.

Appena ho scoperto che sarebbe stato pubblicato un libro di un’autrice giapponese nuova in Italia, sapevo che sarebbe stato mio il giorno dell’uscita. E così è stato.
“Seni e uova” è un libro che ho letto tutto d’un fiato anche se la tematica principale (la maternità) non mi toccava più di tanto, grazie alla scrittura elegante e diretta della scrittrice.
Con questo libro la scrittrice parla di cosa vuol essere donna in Giappone. Un Giappone ancora fortemente legato a una società pratiarcale, in cui le donne molto spesso devono vivere con un marito o padre con cui non vanno d’accordo solo per avere una stabilità economica.

I temi trattati sono molti: le mestruazioni, il rapporto con il proprio corpo, la maternità, la povertà e la malattia. Nella prima parte la sorella di Natsuko vuole rifarsi il seno, perchè non accetta più il suo corpo (da alcune informazioni sparse qua e là si capisce che soffre anche di anoressia).
Mentre la nipote è diventata afona perchè è in conflitto con sua madre e inizia ad entrare nella pubertà con tutti i problemi che ne conseguono e di cui è spaventata (come ad esempio le mestruazioni).

uova
Mieko Kawakami

Nella seconda parte invece, il tema principale è la maternità. Natsuko vuole diventare madre, poter incontrare il proprio bambino, ma non è interessata al sesso e quindi l’unico modo è quello di affidarsi alla fecondazione assistita. Fecondazione assistita, un mondo completamente nuovo per lei che farà venire, sia a Natsuko che a noi lettori, tante domande e tanti dubbi.
Inoltre tramite gli occhi di Natsuko, scopriamo la storia di altre donne e il dolore che hanno dovuto subito, o tutt’ora subiscono a causa di questa società maschilista.

“Seni e uova” è un libro che mi è piaciuto veramente tanto. Il tema della maternità è qualcosa che non mi interessa, ma Kawakami è riuscita a tenermi incollata alle pagine e ad entrare in empatia con i personaggi. Anche se devo dire che nel capitolo 15 e in parte nel 16, avrei strozzato la protagonista perchè era veramente odiosa e non riuscivo a capire il motivo dei suoi comportamenti.

Lo consiglio sia agli amanti della letteratura giapponese, sia a chi si vuole avvicinare a questo paese e sia a chi è semplicemente interessato a sapere come vivono le donne in Giappone e i problemi che la società giapponese (e non solo lei) ha.

Hai letto questo romanzo? Ti è piaciuto? E come hai trovato lo stile Mieko Kawakami? Devo confessarti che spero che portino altri suoi romanzi in Italia, perchè ha uno stile e delle tematiche veramente interessanti e ammalianti.

Sayonara “In un futuro non troppo lontano, due giovani amanti si regalano reciprocamente un nome: Sayonara, gangsters (lui) e Song Book (lei). Insieme al gatto Enrico IV, gran bevitore di latte e vodka, si muovono in uno scenario improbabile e stranamente lirico, popolato da killer immortali, poeti trasformati in frigoriferi e alieni in vacanza studio sulla Terra.

Visto che sono a corto di libri, ho deciso di rileggere alcuni titoli letti anni fa per rinfrescarmi un po’ la memoria (che inizia a fare cilecca sulle trame librose lol), tra cui “Sayonara, gangsters” di Takahashi Gen’ichiro.

Libro che al tempo mi aveva stregato e colpito molto per la sua trama assurda e originale e che si è confermato essere un capolavoro di postmodernismo e avant-pop giapponese. Con questo romanzo Takahashi fonde insieme “poesia e narrativa, manga e musica rock, jazz e cinema in un gioco intellettuale zampillante di divertimento”.

La trama non lineare, è ricca di avvenimenti assurdi e paradossali che ti catturano e ti fanno andare avanti nella lettura per la curiosità di sapere dove la trama vuole andare a parare.
I personaggi sono tutti particolari, eccentrici e con una storia pesante alle spalle di cui non puoi fare a meno di affezionarti e difficili da dimenticare anche se compaiono solo per poche pagine.

“Sayonara, gangsters” è il primo romanzo di un’ideale trilogia, ma con mia immensa tristezza, gli altri due volumi non sono mai stati pubblicati in italiano o in inglese ed è un vero peccato perchè questo autore promette benissimo :(.

Se ti piace la letteratura asiatica, in particolare quelli giapponesi, e le storie innovative, assurde e “pazze”, questo libro fa per te. Purtroppo in italiano è difficile da reperire, ma se sai bene l’inglese ho visto che lo puoi trovare su Amazon: https://www.amazon.it/Sayonara-Gangsters-Genichiro-Takahashi o anche su IBS: https://www.ibs.it/sayonara-gangsters-libro-inglese-genichiro-takahashi. Se l’hai già letto o lo leggerai, poi fammi sapere cosa ne pensi di questo romanzo e di Takahashi.