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The Hole
The Hole

In questo romanzo teso e avvincente, Oghi si è svegliato dal coma dopo aver causato un devastante incidente d’auto che ha tolto la vita a sua moglie e lo ha lasciato paralizzato e gravemente sfigurato. La sua custode è sua suocera, una vedova in lutto per la perdita della sua unica figlia. Oghi viene trascurato e lasciato solo nel suo letto. Il suo mondo si rimpicciolisce nella stanza in cui si trova e i ricordi della sua travagliata relazione con sua moglie, una donna sensibile e intelligente che ha trovato tutti i suoi obiettivi della vita vanificati tranne uno: coltivare il giardino di fronte alla loro casa.

Ma presto Oghi nota sua suocera nel giardino abbandonato, sradicando ciò che sua moglie aveva lavorato così duramente per piantare e scavando ossessivamente buche sempre più grandi. Quando le viene chiesto il motivo, risponde solo che sta finendo ciò che sua figlia ha iniziato.

Quando ho scoperto che era stato pubblicato un altro romanzo di Pyun Hye-young, “The Hole”, l’ho recuperato subito. “City of Red and Ash” l’avevo amato alla follia e mi aspettavo tante cose anche da questo romanzo. Aspettative che sono state in parte deluse.

“The Hole” è un thriller psicologico che inizialmente sembra voler trattare il tema del lutto e della guarigione, in realtà tratta i temi della solitudine, del senso di colpa, della rabbia e del dolore. Il protagonista Oghi, all’apparenza sembra un bravo marito e una brava persona, in realtà ha degli scheletri nell’armadio e dei segreti che sua suocerà porterà alla luce e le farà decidere di portare a termine quello che sua figlia aveva iniziato.

Nel complesso è un bel romanzo, che si legge velocemente, ma mi aspettavo una maggiore analisi dell’animo umano e della natura peggiore e più oscura degli essere umani. Però ammetto che se vuoi provare a leggere quacosa di questa autrice “The Hole” credo che sia il modo migliore per iniziare.

Piccola chicca: il titolo originale è “una traslitterazione della parola inglese “buco”, 홀 (hol) è un prefisso coreano che significa “solo” e si riferisce più facilmente a una vedova”.

Hai letto qualcosa di questa autrice? Leggerai “The Hole”? Fammi sapere che sono curiosa :).

"Casa di foglie" di Mark Z. Danielewski
“Casa di foglie” di Mark Z. Danielewski

Quando la prima edizione di “Casa di foglie” iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina -, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò “Casa di foglie” come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

“Casa di foglie” di Mark Z. Danielewski è un romanzo che fa parte della cosidetta letteratura ergodica ossia una letteratura che richiede uno sforzo in più al lettore per comprendere la storia, insomma se cerchi una lettura tranquilla e lineare “Casa di foglie” non fa al caso tuo.
Lo si potrebbe definire un libro-labirinto o una storia nella storia e una via di mezzo tra un horror e un thriller psicologico.

Il libro si apre con l’introduzione scritta dal nostro protagonista Johnny, che ci narra di come sia entrato in possesso di un baule trovato a casa di Zampanò, un anziano cieco, al cui interno ci sono appunti e note di un manoscritto che analizza fotogrammo per fotogrammo un docufilm girato da un certo Navidson: “La versione di Navidson” uscito agli inizi degli anni ’90 e che ha fatto molto scalpore in quanto mostra una casa “viva” in cui si formano stanza e corridoi nuovi. E qua iniziano i problemi.

Problemi perché Johnny ci dice subito che questo docufilm e la maggior parte della bibliografia usata da Zampanò non esiste e che addirittura i personaggi famosi (scrittori, registi, ecc) intervistati dal vecchio non hanno la più pallida idea di chi sia Navidson, di chi sia Zampanò e non hanno mai visto o sentito di questo docufilm. Ma non finisce qua.

Infatti da quando Johnny è entrato in possesso di questi scritti, inizia ad avere paura. Paura delle ombre e del buio in cui vede artigli pronti ad afferrarlo e a trascinarlo nell’oblio.

“Casa di foglie” è un romanzo che ti tiene incollatə alle pagine, è assurdo, pieno di codici nascosti, che difficilmente riuscirai a individuare tutti senza l’aiuto da casa (ovvero internet), ma soprattutto è un romanzo che ti spiega poco o nulla e sta a te, lettore, capirne il significato.

Io l’ho amato, ma capisco che è uno di quei romanzi (come “S.La nave di Teseo”) complessi e tosti che se non si è nel mood giusto, risultano solo noiosi e pesanti, ma se ne hai la possibilità dagli una cance perché ti intrippa e appassiona come poche cose.

Ti piacciono questi tipi di romanzi? Ne hai altri da consigliarmi? 

Oggi post in cui ti voglio consigliare dei libri da leggere durante (ma non solo) il Pride Month. Alcuni hanno tematiche LGBTQ+ che sono centrali per la storia, altri che hanno personaggi che appartegono a questa comunità, ma che non sono al centro della storia.

Pride
Pride book

Se cerchi storie dolci, tenere e toccanti, allora devi assolutamente provare i 4 volumi usciti fin’ora di “Heartstopper” e il romanzo “Radio Silence” tutti scritti da Alice Oseman, di cui consiglio anche gli altri romanzi. E i due romanzi di TJ Klune: “La casa sul mare celeste” e “Sotto la porta dei sussurri”.

Mentre se cerchi qualcosa di più impegnativo, in cui magari, non sempre la tematica LGBTQ+ è al centro della vicenda e con ambientazioni, epoche e culture diverse dalla nostra, puoi provare con:

  • “Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop” di Fannie Flagg (USA, dagli anni ’30 in su);
  • “Il maestro della notte” di Bai Xianyong (Taiwan, anni ’70);
  • “Love in the big city” di Park Sang-young (Corea del Sud, anni ’00);
  • “A proposito di mia figlia” (Corea del Sud, anni ’00);
  • “To the Warm Horizon” di Choi Jin-young (Corea del Sud/Russia, distopico).

Tu che romanzi consigli di leggere con tematiche o personaggi LGBTQ+? Fammi sapere che sono curiosa e magari scopro titoli nuovi e interessanti da aggiungere alla mia wishlist di libri da recupeare :).

Sta arrivando l’estate ed è tempo di pensare a che libri leggere nei prossimi mesi estivi. La mia TBR estiva sarà provvisoria: libri che ho intenzione di leggere, ma che potrei sostituire tranquillamente con altri.

TBR estiva
TBR estiva

Ho deciso di inserirci i libri che ho attualmente in lettura e, come già scritto sopra, altri che mi piacerebbe leggere.

I libri che ho in lettura sono:

  • “Casa di Foglie” di Mark Z. Danielewski, che sto amando alla follia! E’ uno di quei romanzi nei romanzi, pieni di codici nascosti e storia assurda, ma che sto trovando interessantissimo;
  • “The Hole” di Pyun Hye-young, che non vedo l’ora entri nel vivo della storia e il lato psicologico prenda il sopravvento;
  • “Demian” di Herman Hesse, ho letto solo il pirmo capitolo e quindi mi è difficile dare un parere, ma so già che io e il protagonista non andremo molto d’accordo 😅.

Mentre per quanto riguarda i libri che vorrei leggere, ne ho scelto solo tre (il lavoro estivo che mi terrà occupata fino a settembre e il tempo non sarà tanto):

  • “Lemon” di Kwon Yeo-sun, un’indagine su un omicidio che respira le atmosfere di “Parasite”;
  • “If I had your face” di Frances Cha, sono molto curisa di immergermi nella vita delle sue quattro protagoniste;
  • “La torre” di Bae Myung-hoon, una raccolta di racconti di fantascienza/distopici che ho già letto in inglese, ma che voglio assolutamente rileggere in italiano per apprezzarli al meglio.

Tu hai in programma qualche libro in particolare da leggere durante l’estate? Fammi sapere che sono curiosa di scoprire titoli nuovi :).

The Cabinet
The Cabinet

Cabinet 13 sembra un normale schedario… Tranne che questo armadietto è pieno di file sui ‘symptomers’, umani le cui strane abilità ed esperienze bizzarre potrebbero semplicemente segnare l’emergere di una nuova specie..

Ma per il signor Kong, il tormentato impiegato d’ufficio il cui compito è badare al cabinet, i symptomers sono un mal di testa; soprattutto quello che ogni giorno non smette di chiamare, chiedendo di essere trasformato in un gatto.

Un romanzo riccamente divertente e fantastico sulla stranezza del cuore anche della vita più quotidiana, da uno dei romanzieri più acclamati della Corea del Sud.

Se ti piacciono i romanzi divertenti, satirici e che criticano la società capitalista, che impregna le nostre vite, e la società coreana, allora “The Cabinet” fa al caso tuo.

Kim Un-su attraverso il suo umorismo surreale e oscuro mette in scena, in questa storia stravagante e a tratti marveliana (ammetto che a me i “symptomers” ricordano un po’ gli X-man), il peggio del capitalismo, dei ruoli sociali e dell’essere umano.

Avevo già apprezzato questo autore con “The plotters”, ma con “The Cabinet” mi ha conquistata! Sarà perchè ho un debole per le storie bizzarre, oniriche e con quel tocco di critica alla società odierna?

We live with happy memories. But we live with unhappy memories. That’s the power of loss and riun.

In ogni caso, romanzo che ti consiglio tantissimo! Solo un avvertimento: se sei una persona sensibile e impressionabile alle scene di violenza, c’è un capitolo che potrebbe farti stare maluccio.

Hai letto altro di questo autore? Leggerai “The Cabinet”? Fammi sapere che sono curiosa :).

A proposito di mia figlia
“A proposito di mia figlia”

In una torrida estate, nel cuore di Seoul, una madre vede ritornare a casa la figlia trentenne: da anni ormai il loro rapporto si riduce a una cena settimanale dove, dietro ciotole fumanti di udon, si nasconde un’infinità di cose non dette. La madre, vedova e infermiera, conduce una vita modesta, accompagnata dal terrore della vecchiaia, di cui Jen, una donna malata di Alzheimer presso la casa di riposo dove lavora, è simbolo e vittima al tempo stesso. La figlia, invece, si presenta in casa con la sua compagna e una carriera universitaria bruscamente interrotta a causa del suo coinvolgimento nella difesa di due colleghe omosessuali discriminate all’interno del campus. Sua madre è completamente impreparata ad accoglierle, schiacciata tra l’immagine di famiglia tradizionale a cui ha dedicato l’intera esistenza e gli ideali per cui lotta la figlia, in nome di un cambiamento necessario ma per lei impossibile da accettare. Un muro di incomprensione, rabbia e freddezza le circonda, entrambe vittime di pregiudizi di una società che teme chi è diverso, chi lotta per migliorare le cose.

“A proposito di mia figlia” di Kim Hye-jin è un libro che vuole portare in luce i problemi e i pregiudizi che devono affrontare le persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ e i problemi che devono affrontare le persone anziane lasciate sole.

Parla di due tematiche molto presenti e, purtroppo, ancora troppo nascoste nella società coreana. Gli anziani, soprattutto quelli che non hanno più nessuno, sono lasciati a loro stessi nelle case di riposo dove sono visti solo come dei corpi vuoti, malati che attendono la morte. Quello che succede alla paziente accudita dalla nostra protagonista è qualcosa che nessuna persona dovrebbe vivere. E la stessa protagonista lotta affinchè le cose cambino.

Le persone della comunità LGBTQ+, vengono emarginate e isolate. Per la società non esistono, ma anzi quando vengono alla luce si fa di tutto per scacciarli. La protagonista fa veramente fatica a capire ed accettare l’omosessualità di sua figlia e, nonostante sappia che sia lesbica, continua a volere che si trovi un marito perchè per lei, se una coppia non può avere figli, non si può definire famiglia. Per non parlare del suo terrore che qualcuno possa iniziare dei pettegolezzi su sua figlia che infangino la famiglia, sia mai!

Se sei un’appassionatə di cultura coreana, sai quanto siano chiusi su alcuni argomenti. E tutto quello che riguarda il mondo LGBTQ+ è uno di questi famigerati argomenti. Ammetto che anche se lo sapevo, i ragionamenti della protagonista mi faceva solo arrabbiare. Molti dei suoi pensieri sono dovuti all’ignoranza e alla poca apertura mentale che la stessa società impone, però fino alla fine speri che almeno un po’ cambi idea e accetti sua figlia e la sua compagna, ma a me non è sembrato che alla fine ci riesca. Certo si capisce che vuole provarci, ma non mi sembra molto convinta…

Nel complesso è un libro molto interessante che ti fa vedere un altro lato della Corea del Sud, un lato che ti farà arrabbiare, ma anche vedere che ci può essere una speranza che le cose cambino in meglio.

Hai letto “A proposito di mia figlia”? Cosa ne pensi? Hai libri sulle tematiche LGBTQ+ da consigliare? Fammi sapere :).

Sotto la porta dei sussurri
“Sotto la porta dei sussurri”

Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto. E quando Hugo, il proprietario di una singolare sala da tè, si offre di aiutarlo ad “attraversare”, Wallace capisce che, sì, deve proprio essere morto. Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.

“Sotto la porta dei sussurri” è il secondo romanzo di TJ Klune che leggo e, qui lo dico e qui lo nego, mi è paiciuto di più di “La casa sul mare celeste”.

Klune riesce a creare dei personaggi a cui è impossibile non affezionarsi e rivedersi. I protagonisti di questa storia sono uno più bello e caratteristico dell’altro. Alcuni li amerai fin da subito, altri li imparerai ad amare con l’andare avanti della storia, ma alla fine ti entreranno tutti nel cuore.

Ammetto che la storia in alcuni punti è prevedibile, ma quella che la rende speciale sono le tematiche trattate: la morte, l’accetazioe della morte, il lutto, l’amore e la famiglia. Mentre si legge “Sotto la porta dei sussurri” è impossibile non pensare al proprio futuro e a quando i propri cari e amici non ci saranno più e fa veramente male. L’epilogo è straziante: succede un evento che ti aspetti che sarebbe successo nell’arco della storia, ma resta lo stesso un colpo al cuore perchè te lo saresti aspettato prima, non certo alla fine.

“Sotto la porta dei sussurri” è un romanzo che fa piangere e commuovere, ma che soprattutto fa riflettere e cerca di dare un po’ di speranza, anche se agrodolce, a tutte quelle persone che soffrono per la perdita di una persona amata.

Romanzo che ti consiglio tantissimo (raccomandazione: tieniti dei fazzoletti a portata di zampa 😉).

Heartstopper
“Heartstopper”

Charlie e Nick scoprono che la loro amicizia potrebbe essere qualcosa di più mentre si destreggiano tra la scuola e l’amore adolescenziale in questa serie di formazione.

“Heartstopper” è una serie inglese di 8 puntate da una ventina/trentina di minuti che puoi trovare su Netflix, tratta dall’omonimo fumetto di Alice Oseman.

Ho aspettavo a dirti i miei pensieri su questa serie perchè prima volevo leggere i 4 volumi usciti fino ad ora per vedere se c’erano differenze e fino a che parte della storia arrivava la serie.

Gli attori sono tutti stati strepitosi e bravissimi. La storia è dolce e delicata come nel fumetto anche se rispetto a quest’ultimo tratta le tematiche in modo più leggero e meno “pesanti”. Cosa che non mi dispiace perchè ci sta: una serie da vedere per scaldarti il cure senza troppi drammi. Altra cosa diversa è che i personaggi secondari nel fumetto, nella serie hanno molto più spazio e sono più approfonditi

Bene, la serie l’ho trovata adorabile!

Le tematiche trattata nella prima stagione di “Heartstopper” sono tante – la scoperta della propria sessualità, amicizia, bullismo e omofobia – tutte affrontane in modo corretto e senza fronzoli vari, ma allo stesso fatto in modo leggero da non traumatizzare troppo lo spettatore.

“Heratstopper” è una serie tv che ti consilgio caldamente perchè scalda il cuore! E se ne hai la possibilità recupera anche i fumetti perchè sono più “approfonditi” e introspettivi rispetto alla serie ;).

Tra l’altro da poco è uscita la notizia che è stata rinnovata per 2 stagioni!! Non vedo l’ora di poterle vedere perchè sono molto curiosa di vedere come renderanno le tematiche presenti nei volumi 3 e 4.

Hai visto questa serie tv o letto i volumi usciti finora? Fammi sapere che sono curiosa 🙂

Radio Silence
“Radio Silence” & “Heartstopper”

Frances Janvier è sempre stata una “macchina da studio” con un unico obiettivo: entrare in una università d’élite. E nulla la può fermare: né gli amici, né il segreto che nasconde, neppure la sua stessa personalità. Aled Last frequenta l’ultimo anno del liceo ma ricorda a tutti un bambino piccolo che ha perso la mamma al supermercato. È timido e prende sempre voti altissimi. Quando incontra Aled, Frances scopre una nuova libertà. Per la prima volta non ha paura di essere se stessa. Frances è una ragazza, Aled un ragazzo, e, come spesso succede, i due si innamorano e… No, in effetti non va così. Frances e Aled non si innamorano affatto: collaborano a un podcast. E ottengono un inaspettato successo, che potrebbe però rivelarsi fatale per il loro rapporto. In un mondo che sembra determinato a imbrigliare le loro vite su binari già stabiliti, Frances e Aled lottano per superare le proprie paure e trovare la propria voce nel corso di un anno che cambierà le loro vite. Avranno il coraggio di mostrare a tutti chi sono veramente?

“Radio Silence” è il primo romanzo della Oseman che leggo e devo dire che ora capisco perchè è così amata. Ha uno stile dolce e delicato che ti immerge completamente nella storia e ti da l’impressione di essere li insieme ai protagonisti.

Protagonisti di cui è difficile non entrare in sintonia, affezionartici, piangere con loro, gioire con loro e soffrire con loro. Inoltre le tematiche che tratta non sono leggere e semplici, ma lei riesce a parlarne senza rendele troppo opprimenti e serie.

In “Radio Silence” vediamo la nascita di una grande amicizia e come, grazie proprio ad essa, si riescano a superare tutte le ansie, paure e preoccupazioni che la vita ti mette d’avanti. Davvero una storia stupenda e delicata. Se proprio devo trovarci un difetto riguarda il personaggio di Aled. E’ un personaggio che mi è piaciuto tantissimo, ma se invece che nascondersi e tenersi dentro tutto, avesse parlato più apertamente fin da subito, si sarebbe evitato un bel po’ di sofferenza.

Ora sono molto curiosa di leggere altro scritto da questa autrice. Mi sono già procurata tutti i volumi usciti di “Heartstopper”, che dopo aver visto la serie TV la mia voglia di leggerlo è aumentata ancora di più, ma voglio recuperare anche le altre opere pubblicate in italiano :).

Nel complesso è un romanzo che ti consiglio e che si legge molto velocemente. Il target è più per ragazzi delle superiori, ma credo che non faccia male neanche agli adulti leggerlo.

Conoscevi “Radio Silence”? Hai letto altre opere di Alice Oseman?

Il Castello Invisibile
“Il Castello Invisibile”

A tredici anni Kokoro trascorre le giornate nella sua stanza, affidando al brusio della televisione il compito di attutire i pensieri e i rumori della vita di fuori. Da quando le cose a scuola si sono fatte troppo difficili, e cosi che ha deciso di rispondere al disagio e al dolore. Scomparendo. Fino al giorno in cui una luce improvvisa dentro lo specchio la rapisce per trascinarla altrove: in un castello abitato da una strana Bambina e da sei ragazzi che come lei hanno smarrito qualcosa. L’innocenza dei sogni. Le istruzioni per vivere. Il coraggio che serve per accettare se stessi. Solo raccogliendo la sfida che la Bambina dalla faccia di lupo propone loro, Kokoro e gli altri potranno scoprire che cosa li ha portati fin lì. E ritrovare ognuno a suo modo la strada del mondo

“Il Castello Invisibile” di Mizuki Tsujimura è un romanzo che attraverso la fantasia, le fiabe e il mistero parla del bullismo scolastico e della salute mentale, temi molto presenti nella società giapponese e che vengono presi spesso sottogamba e si fa poco o nulla per intervenire. Ma non solo.

Parla anche dell’amicizia e della forza che essa può dare per superare le proprie paure e i propri problemi trovando il coraggio di parlarne confidansosi con chi ci sta accanto e ci vuole bene. Perchè chiedere aiuto non è una debolezza, non significa arrendersi, ma l’opposto. E i nostri sette protagonisti riusciranno a capire tutto ciò grazie al legame che si formerà tra loro mentre sono nel castello.

Ammetto che tutti i misteri riguardo alla bambini lupo e il legame che c’è tra i vari personaggi se si fa molta attenzione sono facilmente risolvibili prima che lo scoprano i nostri protagonisti, ma sono molto originali e particolari. Mi è piaciuto molto come la scrittrice abbia legato il tutto alle fiabe con cui crescono i bambini. Libro che mi è piaciuto molto e che si divora.

Storia che ti consiglio se ti piacciono le atmosfere tipiche dei film d’animazione dello Studio Ghibli con un pizzico di oscurità, grigio e malinconia.

Hai letto questo romanzo? Come ti è sembrato?