The Hole
The Hole

In questo romanzo teso e avvincente, Oghi si è svegliato dal coma dopo aver causato un devastante incidente d’auto che ha tolto la vita a sua moglie e lo ha lasciato paralizzato e gravemente sfigurato. La sua custode è sua suocera, una vedova in lutto per la perdita della sua unica figlia. Oghi viene trascurato e lasciato solo nel suo letto. Il suo mondo si rimpicciolisce nella stanza in cui si trova e i ricordi della sua travagliata relazione con sua moglie, una donna sensibile e intelligente che ha trovato tutti i suoi obiettivi della vita vanificati tranne uno: coltivare il giardino di fronte alla loro casa.

Ma presto Oghi nota sua suocera nel giardino abbandonato, sradicando ciò che sua moglie aveva lavorato così duramente per piantare e scavando ossessivamente buche sempre più grandi. Quando le viene chiesto il motivo, risponde solo che sta finendo ciò che sua figlia ha iniziato.

Quando ho scoperto che era stato pubblicato un altro romanzo di Pyun Hye-young, “The Hole”, l’ho recuperato subito. “City of Red and Ash” l’avevo amato alla follia e mi aspettavo tante cose anche da questo romanzo. Aspettative che sono state in parte deluse.

“The Hole” è un thriller psicologico che inizialmente sembra voler trattare il tema del lutto e della guarigione, in realtà tratta i temi della solitudine, del senso di colpa, della rabbia e del dolore. Il protagonista Oghi, all’apparenza sembra un bravo marito e una brava persona, in realtà ha degli scheletri nell’armadio e dei segreti che sua suocerà porterà alla luce e le farà decidere di portare a termine quello che sua figlia aveva iniziato.

Nel complesso è un bel romanzo, che si legge velocemente, ma mi aspettavo una maggiore analisi dell’animo umano e della natura peggiore e più oscura degli essere umani. Però ammetto che se vuoi provare a leggere quacosa di questa autrice “The Hole” credo che sia il modo migliore per iniziare.

Piccola chicca: il titolo originale è “una traslitterazione della parola inglese “buco”, 홀 (hol) è un prefisso coreano che significa “solo” e si riferisce più facilmente a una vedova”.

Hai letto qualcosa di questa autrice? Leggerai “The Hole”? Fammi sapere che sono curiosa :).

Giugno è giunto al termine e quindi è tempo di segnalarti i miei comeback e debutti preferiti da aprile fino a giugno.

Giugno
Omega X

Album che non puoi lasciarti scappare sono “Colorful Trauma” di WOODZ, se ami il retro punk questo album lo adorerai; “Chaos” dei Victon, tracce molto valide e che potrebbero catturare la tua attenzione; “Story Written in Music” degli Omega X: album stratosferico, con canzoni di generi e stili diversi, ma in armonia tra loro. E per finire “The Story” di Kang Daniel, anche qua canzoni con stili diverse, ma tutte bellissime.

Per quanto riguarda i debutti, ti segnalo quello dei TNX con “비켜 (MOVE)”, canzone che mi è piaciuta, ammetto nulla di innovativo, ma come debutto ci sta alla grande. Altro bel debutto è quello delle Lapillus con “Hit Ya!”, anche qua nulla di chissà che rivoluzionario, ma molto carino :).

Comeback a cui devi dare una possibilità sono: “너라는 이유 (BUT YOU)” degli iKON, canzone retrò stupenda, “X-Ray” dei Ghost9, canzone cazzuta e molto molto interessante. “HOT” dei e Seventeen, questa canzone ha un ritornello immpossibile da dimenticare, altra canzone con un ritornello che ti resta in testa è “꿀 (HONEY)” di Solar. “Venon” delle Bvndit non può mancare nella tua playlist se ti piacciono le canzoni potenti ed energiche. “Louder” dei TAN è una canzone partioclare, ma molto originale e interessante che potrebbe piacerti. Altra canzone molto bella, energica e con un ritornello orecchiabile è “덤벼 (Bring it on)” dei ONEUS e per finire, uscita da pochi giorni, “Ring The Alarm” dei KARD, quanto mi erano mancati questi ragazzi! Se ti piacciono le canzoni spagnoleggianti, ritmate e con del rap come si comanda, non puoi lasciartela sfuggire.

Tu hai qualche canzone e/o album da consigliarmi di ascoltare usciti da aprile a giugno? Fammi sapere che sono sempre interessata nello scoprire nuovi artisti :).

"Casa di foglie" di Mark Z. Danielewski
“Casa di foglie” di Mark Z. Danielewski

Quando la prima edizione di “Casa di foglie” iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina -, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò “Casa di foglie” come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

“Casa di foglie” di Mark Z. Danielewski è un romanzo che fa parte della cosidetta letteratura ergodica ossia una letteratura che richiede uno sforzo in più al lettore per comprendere la storia, insomma se cerchi una lettura tranquilla e lineare “Casa di foglie” non fa al caso tuo.
Lo si potrebbe definire un libro-labirinto o una storia nella storia e una via di mezzo tra un horror e un thriller psicologico.

Il libro si apre con l’introduzione scritta dal nostro protagonista Johnny, che ci narra di come sia entrato in possesso di un baule trovato a casa di Zampanò, un anziano cieco, al cui interno ci sono appunti e note di un manoscritto che analizza fotogrammo per fotogrammo un docufilm girato da un certo Navidson: “La versione di Navidson” uscito agli inizi degli anni ’90 e che ha fatto molto scalpore in quanto mostra una casa “viva” in cui si formano stanza e corridoi nuovi. E qua iniziano i problemi.

Problemi perché Johnny ci dice subito che questo docufilm e la maggior parte della bibliografia usata da Zampanò non esiste e che addirittura i personaggi famosi (scrittori, registi, ecc) intervistati dal vecchio non hanno la più pallida idea di chi sia Navidson, di chi sia Zampanò e non hanno mai visto o sentito di questo docufilm. Ma non finisce qua.

Infatti da quando Johnny è entrato in possesso di questi scritti, inizia ad avere paura. Paura delle ombre e del buio in cui vede artigli pronti ad afferrarlo e a trascinarlo nell’oblio.

“Casa di foglie” è un romanzo che ti tiene incollatə alle pagine, è assurdo, pieno di codici nascosti, che difficilmente riuscirai a individuare tutti senza l’aiuto da casa (ovvero internet), ma soprattutto è un romanzo che ti spiega poco o nulla e sta a te, lettore, capirne il significato.

Io l’ho amato, ma capisco che è uno di quei romanzi (come “S.La nave di Teseo”) complessi e tosti che se non si è nel mood giusto, risultano solo noiosi e pesanti, ma se ne hai la possibilità dagli una cance perché ti intrippa e appassiona come poche cose.

Ti piacciono questi tipi di romanzi? Ne hai altri da consigliarmi? 

Oggi post in cui ti voglio consigliare dei libri da leggere durante (ma non solo) il Pride Month. Alcuni hanno tematiche LGBTQ+ che sono centrali per la storia, altri che hanno personaggi che appartegono a questa comunità, ma che non sono al centro della storia.

Pride
Pride book

Se cerchi storie dolci, tenere e toccanti, allora devi assolutamente provare i 4 volumi usciti fin’ora di “Heartstopper” e il romanzo “Radio Silence” tutti scritti da Alice Oseman, di cui consiglio anche gli altri romanzi. E i due romanzi di TJ Klune: “La casa sul mare celeste” e “Sotto la porta dei sussurri”.

Mentre se cerchi qualcosa di più impegnativo, in cui magari, non sempre la tematica LGBTQ+ è al centro della vicenda e con ambientazioni, epoche e culture diverse dalla nostra, puoi provare con:

  • “Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop” di Fannie Flagg (USA, dagli anni ’30 in su);
  • “Il maestro della notte” di Bai Xianyong (Taiwan, anni ’70);
  • “Love in the big city” di Park Sang-young (Corea del Sud, anni ’00);
  • “A proposito di mia figlia” (Corea del Sud, anni ’00);
  • “To the Warm Horizon” di Choi Jin-young (Corea del Sud/Russia, distopico).

Tu che romanzi consigli di leggere con tematiche o personaggi LGBTQ+? Fammi sapere che sono curiosa e magari scopro titoli nuovi e interessanti da aggiungere alla mia wishlist di libri da recupeare :).

Sta arrivando l’estate ed è tempo di pensare a che libri leggere nei prossimi mesi estivi. La mia TBR estiva sarà provvisoria: libri che ho intenzione di leggere, ma che potrei sostituire tranquillamente con altri.

TBR estiva
TBR estiva

Ho deciso di inserirci i libri che ho attualmente in lettura e, come già scritto sopra, altri che mi piacerebbe leggere.

I libri che ho in lettura sono:

  • “Casa di Foglie” di Mark Z. Danielewski, che sto amando alla follia! E’ uno di quei romanzi nei romanzi, pieni di codici nascosti e storia assurda, ma che sto trovando interessantissimo;
  • “The Hole” di Pyun Hye-young, che non vedo l’ora entri nel vivo della storia e il lato psicologico prenda il sopravvento;
  • “Demian” di Herman Hesse, ho letto solo il pirmo capitolo e quindi mi è difficile dare un parere, ma so già che io e il protagonista non andremo molto d’accordo 😅.

Mentre per quanto riguarda i libri che vorrei leggere, ne ho scelto solo tre (il lavoro estivo che mi terrà occupata fino a settembre e il tempo non sarà tanto):

  • “Lemon” di Kwon Yeo-sun, un’indagine su un omicidio che respira le atmosfere di “Parasite”;
  • “If I had your face” di Frances Cha, sono molto curisa di immergermi nella vita delle sue quattro protagoniste;
  • “La torre” di Bae Myung-hoon, una raccolta di racconti di fantascienza/distopici che ho già letto in inglese, ma che voglio assolutamente rileggere in italiano per apprezzarli al meglio.

Tu hai in programma qualche libro in particolare da leggere durante l’estate? Fammi sapere che sono curiosa di scoprire titoli nuovi :).

The Cabinet
The Cabinet

Cabinet 13 sembra un normale schedario… Tranne che questo armadietto è pieno di file sui ‘symptomers’, umani le cui strane abilità ed esperienze bizzarre potrebbero semplicemente segnare l’emergere di una nuova specie..

Ma per il signor Kong, il tormentato impiegato d’ufficio il cui compito è badare al cabinet, i symptomers sono un mal di testa; soprattutto quello che ogni giorno non smette di chiamare, chiedendo di essere trasformato in un gatto.

Un romanzo riccamente divertente e fantastico sulla stranezza del cuore anche della vita più quotidiana, da uno dei romanzieri più acclamati della Corea del Sud.

Se ti piacciono i romanzi divertenti, satirici e che criticano la società capitalista, che impregna le nostre vite, e la società coreana, allora “The Cabinet” fa al caso tuo.

Kim Un-su attraverso il suo umorismo surreale e oscuro mette in scena, in questa storia stravagante e a tratti marveliana (ammetto che a me i “symptomers” ricordano un po’ gli X-man), il peggio del capitalismo, dei ruoli sociali e dell’essere umano.

Avevo già apprezzato questo autore con “The plotters”, ma con “The Cabinet” mi ha conquistata! Sarà perchè ho un debole per le storie bizzarre, oniriche e con quel tocco di critica alla società odierna?

We live with happy memories. But we live with unhappy memories. That’s the power of loss and riun.

In ogni caso, romanzo che ti consiglio tantissimo! Solo un avvertimento: se sei una persona sensibile e impressionabile alle scene di violenza, c’è un capitolo che potrebbe farti stare maluccio.

Hai letto altro di questo autore? Leggerai “The Cabinet”? Fammi sapere che sono curiosa :).

Star in my mind
Star in My mind

Daonuea aveva una cotta per Khabkhluen al liceo e gli ha confessato i suoi sentimenti l’ultimo giorno di scuola. Tuttavia, è stato gentilmente respinto. Ora iniziando l’università, Daonuea scopre che uno dei suoi compagni di dormitorio non è altro che Khabkhleun. Cosa accadrà quando smetterà di amare qualcuno ma lui inizierà ad amarlo?

“Star in my mind” è un Tdrama BL di 8 puntate della GMMTV che ho trovato carino e perfetto per staccare la testa e distrarsi per una quarantina di minuti.

La trama non è nulla di originale e la maggior parte dei problemi tra Dao e Khluen si sarebbero risolti in 2 minuti, e sottolineo 2, se semplicemente avessero parlato, ma la trama è questa e ce l’ha teniamo così. Altro punto dolente è il numero e la durata degli episodi. Se non avessero dovuto compattare tutto in solo 8 episodi da una 40ina di minuti (chi più di meno), sicuramente sarebbero riusciti a raccontare al meglio la storia e approfondire di più i personaggi.

A propostio dei personaggi, stranamente mi sono piaciuti tutti! A parte la faccenda del non parlare e spiegarsi prima di fare casini, sono tutti molto belli ed è difficile non affezionartici. Tra l’altro io ho amato alla follia il rapporto tra Dao e suo fratello Fah <3 (per questo sono molto curiosa di vedere “Sky In Your Heart” in cui il protagonista è Fah, mi piace un sacco questo personaggio).

Nota a super favore di “Sky in my mind” sono gli attori che interpretano Dao e Khluen. Entrambi bravissimi ed espressivi, sono riusciti a trasmettere le paure, la rabbia e l’amore che trasudavano dai loro personaggi. Hanno fatto un ottimo lavoro. Infatti sono molto curiosa di vederli all’opera in altri drama insieme perchè hanno una chimica stupenda :).

Tu hai visto “Star in my mind”? Come ti è parso?

A proposito di mia figlia
“A proposito di mia figlia”

In una torrida estate, nel cuore di Seoul, una madre vede ritornare a casa la figlia trentenne: da anni ormai il loro rapporto si riduce a una cena settimanale dove, dietro ciotole fumanti di udon, si nasconde un’infinità di cose non dette. La madre, vedova e infermiera, conduce una vita modesta, accompagnata dal terrore della vecchiaia, di cui Jen, una donna malata di Alzheimer presso la casa di riposo dove lavora, è simbolo e vittima al tempo stesso. La figlia, invece, si presenta in casa con la sua compagna e una carriera universitaria bruscamente interrotta a causa del suo coinvolgimento nella difesa di due colleghe omosessuali discriminate all’interno del campus. Sua madre è completamente impreparata ad accoglierle, schiacciata tra l’immagine di famiglia tradizionale a cui ha dedicato l’intera esistenza e gli ideali per cui lotta la figlia, in nome di un cambiamento necessario ma per lei impossibile da accettare. Un muro di incomprensione, rabbia e freddezza le circonda, entrambe vittime di pregiudizi di una società che teme chi è diverso, chi lotta per migliorare le cose.

“A proposito di mia figlia” di Kim Hye-jin è un libro che vuole portare in luce i problemi e i pregiudizi che devono affrontare le persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ e i problemi che devono affrontare le persone anziane lasciate sole.

Parla di due tematiche molto presenti e, purtroppo, ancora troppo nascoste nella società coreana. Gli anziani, soprattutto quelli che non hanno più nessuno, sono lasciati a loro stessi nelle case di riposo dove sono visti solo come dei corpi vuoti, malati che attendono la morte. Quello che succede alla paziente accudita dalla nostra protagonista è qualcosa che nessuna persona dovrebbe vivere. E la stessa protagonista lotta affinchè le cose cambino.

Le persone della comunità LGBTQ+, vengono emarginate e isolate. Per la società non esistono, ma anzi quando vengono alla luce si fa di tutto per scacciarli. La protagonista fa veramente fatica a capire ed accettare l’omosessualità di sua figlia e, nonostante sappia che sia lesbica, continua a volere che si trovi un marito perchè per lei, se una coppia non può avere figli, non si può definire famiglia. Per non parlare del suo terrore che qualcuno possa iniziare dei pettegolezzi su sua figlia che infangino la famiglia, sia mai!

Se sei un’appassionatə di cultura coreana, sai quanto siano chiusi su alcuni argomenti. E tutto quello che riguarda il mondo LGBTQ+ è uno di questi famigerati argomenti. Ammetto che anche se lo sapevo, i ragionamenti della protagonista mi faceva solo arrabbiare. Molti dei suoi pensieri sono dovuti all’ignoranza e alla poca apertura mentale che la stessa società impone, però fino alla fine speri che almeno un po’ cambi idea e accetti sua figlia e la sua compagna, ma a me non è sembrato che alla fine ci riesca. Certo si capisce che vuole provarci, ma non mi sembra molto convinta…

Nel complesso è un libro molto interessante che ti fa vedere un altro lato della Corea del Sud, un lato che ti farà arrabbiare, ma anche vedere che ci può essere una speranza che le cose cambino in meglio.

Hai letto “A proposito di mia figlia”? Cosa ne pensi? Hai libri sulle tematiche LGBTQ+ da consigliare? Fammi sapere :).

Sotto la porta dei sussurri
“Sotto la porta dei sussurri”

Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto. E quando Hugo, il proprietario di una singolare sala da tè, si offre di aiutarlo ad “attraversare”, Wallace capisce che, sì, deve proprio essere morto. Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.

“Sotto la porta dei sussurri” è il secondo romanzo di TJ Klune che leggo e, qui lo dico e qui lo nego, mi è paiciuto di più di “La casa sul mare celeste”.

Klune riesce a creare dei personaggi a cui è impossibile non affezionarsi e rivedersi. I protagonisti di questa storia sono uno più bello e caratteristico dell’altro. Alcuni li amerai fin da subito, altri li imparerai ad amare con l’andare avanti della storia, ma alla fine ti entreranno tutti nel cuore.

Ammetto che la storia in alcuni punti è prevedibile, ma quella che la rende speciale sono le tematiche trattate: la morte, l’accetazioe della morte, il lutto, l’amore e la famiglia. Mentre si legge “Sotto la porta dei sussurri” è impossibile non pensare al proprio futuro e a quando i propri cari e amici non ci saranno più e fa veramente male. L’epilogo è straziante: succede un evento che ti aspetti che sarebbe successo nell’arco della storia, ma resta lo stesso un colpo al cuore perchè te lo saresti aspettato prima, non certo alla fine.

“Sotto la porta dei sussurri” è un romanzo che fa piangere e commuovere, ma che soprattutto fa riflettere e cerca di dare un po’ di speranza, anche se agrodolce, a tutte quelle persone che soffrono per la perdita di una persona amata.

Romanzo che ti consiglio tantissimo (raccomandazione: tieniti dei fazzoletti a portata di zampa 😉).

Tomorrow
Tomorrow

Choi Jun-Woong cerca un lavoro, ma è difficile e fallisce tutti i colloqui. Una notte, incontra accidentalmente i grim reapers Koo Ryeon e Lim Ryoog-Gu. I due grim reapers appartengono a un team di gestione delle crisi e il loro obiettivo è quello di salvare i suicidi. Presto, Choi Jun-Woong diventa un nuovo membro del team di gestione della crisi.

“Tomorrow” è un kdrama di 16 episodi che puoi trovare su Netflix con i sottotitoli in italiano e doppiato (?su quest’ultima cosa non sono super sicura) e posso affermare al 100% che sia uno, se non IL, kdrama fantasy migliore degli ultimi anni.

La storia di per sè non è nulla di nuovo nel fronte kdrama fantasy, ma quello che rende speciale e stupendo questo drama sono le tematiche trattate. Infatti in praticamente ogni puntata viene trattato un argomento delicato e serio che porta le persone a volersi togliere la vita.

I personaggi sono stupendi, con i loro pregi e i loro difetti. Fanno errori, fanno ridere e fanno piangere. Il cast ha fatto un lavoro incredibile e devo dire che Rowoon è migliorato tantissimo e sono super orgogliosa di lui e della sua carriera come attore. Lee Soo-hyuk strepitoso come sempre, anche se non compare tantissimo :(, Kim Hee-seon è qualcosa di WOW e Yun Ji-On se l’è cavata in modo impeccabile.

Anche se la mia preferita di tutti, scusa Rowoon, è stata Kim Hae-sook. Quanto adoro questa attrice è strepitosa! Qualsiasi ruolo le si dia, lo fa divinamente.

“Tomorrow” è un drama che vuole insegnare a non arrendersi, a non lasciarsi abbattare e condizionare dal giudizio e dai commenti degli altri e a credere nella forza che abbiamo dentro di noi e che solo noi stessi possiamo tirare fuori, nonostante la vita ci sia avversa. Come disse il caro buon vecchio Sam:

C’è del buono in questo mondo, padron Frodo, è giusto combattere per questo.

Drama che ti consiglio tantissimo, perchè merita: fa piangere e anche tanto, fa ridere, ma soprattutto fa riflettere.

Hai visto “Tomorrow”? Ti è piaciuto? Fammi sapere che sono curiosa :).